lunedì 26 ottobre 2009
INTERVISTA INTEGRALE AD ENZO NARDESE, DELEGATO NORTEL.
Il caso Nortel. Ultimi sviluppi e possibili scenari.
La multinazionale canadese, in crisi, ha affidato alla ERNST & YOUNG una procedura di CREDIT PROTECTION, ovvero una forma di amministrazione controllata che prevede la vendita degli asset societari.
In Italia la Nortel impiega 80 dipendenti tra Roma e Milano. E' un'azienda piccola, ma sana.
La procedura, avviata all'estero, grazie ad accordi comunitari, prevede clausole anglosassoni.
Il licenziamento collettivo senza giusta causa ed il mancato riconoscimento del TFR, sono elementi ESTRANEI al nostro, pur martoriato, Statuto dei Lavoratori.
Ma un trattato internazionale, il COMI, consente di aggirare l'ostacolo normativo.
Oppure no.
Sono andato a chiederlo a ENZO NARDESE, delegato dei lavoratori Nortel, la persona che, dagli schermi di ANNOZERO, ha consegnato ai media il senso della loro battaglia.
Il caso Nortel può costituire un precedente pericoloso in Italia nell’ambito di un procedimento di CREDIT PROTECTION?
Per come si è andata a configurare la vicenda, può rappresentare effettivamente un precedente pericoloso. Qualsiasi multinazionale, grazie ad una legge inglese applicabile in Italia in virtù di un trattato, il Comi, può aprire uno stato di crisi generalizzato. Anche in paesi le cui filiali non abbiano registrano perdite.
Il nostro caso si inscrive in questa cornice. E’ cioè un esempio di Administration avviata su territorio inglese e poi estesa a tutte le filiali dei paesi comunitari.
La conseguenza è che questo consente sia di non giustificare un licenziamento collettivo e sia di non riconoscerci il TFR.
Credo che questo possa aprire una falla per andare ad attaccare tanti altri diritti sanciti dal nostro Statuto dei Lavoratori.
Il giudice del tribunale del lavoro di Milano ha richiesto, il 13 ottobre, di riaprire il confronto. Ernst&Young ha recepito l’istanza al punto tale da ritirare i 38 licenziamenti collettivi.
Cos’ha determinato questa repentina marcia indietro ?
Diversi fattori. Le nostre iniziative e la pressione che siamo riuscire a creare attraverso l’attenzione mediatico/politica. Il ricorso presentato dalle organizzazioni sindacali in base all’ ART 28 dello Statuto dei Lavoratori, per condotta antisindacale.
E poi il giudice che ha fatto comprendere ai rappresentanti di Ernst&Young che stavano ragionando con una mentalità inglese, senza riuscire ad interpretare bene la difficile realtà italiana. In concreto ha lasciato intendere che ci fossero gli estremi per l’accoglimento di questo ricorso. Con il conseguente annullamento della procedura ed il reintegro di tutti quanti i lavoratori. Profilando uno scenario .che sarebbe stato ancora più complicato per l’azienda che quindi immagino abbia ritenuto opportuno ritornare sui propri passi e vedere se c’erano margini di trattativa prima di andare ad un giudizio che sarebbe potuto risultare estremamente sfavorevole. Questa è la nostra impressione.
Ottenuta la revoca dei 38 lavoratori licenziati, gli 80 dipendenti italiani della Nortel cosa chiedono?
Si è aperta una nuova finestra che ci consente di affrontare la questione Nortel nella sua interezza.
Due divisioni sono già state vendute. Per altre due è prevista la stessa sorte agli inizi di novembre.
Tutte queste vendite aprono scenari che riguarderanno le persone in esubero. Vale a dire che ci sono lavoratori che si occupano di amministrazione, piuttosto che di finanzia e controllo, che non saranno con tutta probabilità trasferiti alle aziende acquirenti. Vogliamo interessarcene. E vorremmo discutere del piano industriale di Nortel, che sinora è sempre rimasto in ombra rispetto ad un discorso preponderante di carattere finanziario.
Quando avete avviato le vostre iniziative vi aspettavate una tale cassa di risonanza mediatica? Secondo te, considerando vari aspetti, dalla classe politica alle forze sindacali, senza tralasciare l’aspetto dell’informazione, cos’è che ha sparigliato le carte perchè se ne venisse a parlare e si tornasse indietro?
Per la tipologia di lavoratori che siamo, non ci richiamiamo ad una tradizione di lotta operaia. Abbiamo fatto leva sulle nostre competenze, nel campo della comunicazione come nel marketing strategico. Ma non ci aspettavamo nulla. Di fondo eravamo interessati a forme di lotta che non comportassero denunce per i lavoratori.
Ma eravamo anche coscienti che numericamente, rispetto alle cifre di questa crisi, rappresentiamo un piccolo caso, anche trascurabile.
Fatte queste considerazioni abbiamo deciso di iniziare la nostra protesta. esporre le foto dei nostri bambini, come anche cominciare lo sciopero della fame, a fronte dei licenziamenti in blocco ed alla trasformazione del TFR in un credito differito, erano un modo per mostrare ad Enrst&Young che eravamo persone, con famiglie. E non banche o fornitori.
Tutto ciò che è venuto è stato una catena che si è autoalimentata. Anche se in questa fase non so dirti quanto di quello che abbiamo fatto abbia influenzato.
Il 3 novembre è prevista un’altra udienza presso il Tribunale del Lavoro di Milano.
Cosa ti aspetti che cambi in questi dieci giorni?
La situazione è veramente complicata. Sia per noi che per l’azienda. È probabile che si sia andata ad infilare in una direzione un po’ scomoda. Anche le istituzioni, i ministeri, nelle varie tappe percorse, stanno cercando di ricondurre E&Y entro le pratiche italiane di gestione della crisi.
Fino a poco tempo fa l’ azienda aveva sempre rifiutato questo confronto. Adesso che le è stato palesato il sistema legislativo italiano, speriamo si senta indotta a protendere verso un percorso più condiviso, più soddisfacente per tutti. È chiaro che l’azienda ha le sue difficoltà. Ma le crisi si possono affrontare in modi differenti. Occorre fare uno sforzo da parte di tutti affinché più lavoratori possibile passino nelle aziende acquirenti. Crediamo che si possa fare introducendo un elemento politico, che funga da leva sia per gli acquirenti che, dopotutto, hanno contratti con le pubbliche amministrazioni. E sia per realizzare un discorso di Cassa Integrazione che, rimandando i licenziamenti, sgravi l’azienda dei costi.
Secondo noi c’è una soluzione e sta in questi percorsi da seguire.
In Inghilterra per le aziende è più facile. I nostri colleghi inglesi della Nortel, quando sono stati licenziati, sono stati convocati in una stanza e lì si è comunicato loro che nel giro di 3 ore avrebbero perso il posto di lavoro.
E’ questo lo scenario cui sono abituati pertanto, paradossalmente, è possibile che l’azienda, che ha cominciato il procedimento di Credit Protection all’estero, non conosca la cornice che regola i rapporti di lavoro in Italia.
Stiamo cercando di farglielo capire con i sindacati, la classe politica, i media. Vediamo se ci riusciremo.
ROMA 23 OTTOBRE 2009
sabato 17 ottobre 2009
venerdì 9 ottobre 2009
MINZOLINI. Un uomo solo al comando.
MINZOLINI è un leader.
E sa come dirigere la propria squadra.
Nel suo discorso di insediamento al TG1, nel giugno del 2009,
fece una certa impressione
...sento il dovere di INFORMARVI IN MODO OBIETTIVO ED IMPARZIALE, con l'ambizione di ridurre la distanza tra la Realtà Virtuale dei Media a quella della vita reale...
Ma si sa, soltanto MARADONA era in grado di vincere una partita da solo.
Per questo, il direttore MINZOLINI, suderà molte camicie prima di riuscire a trasmettere lo spirito di un' INFORMAZIONE OBIETTIVA ed IMPARZIALE alla propria Redazione...
Che ancora una volta, come ci ricorda in una nota, dà
Dimostrazione che c'è ancora chi , tra quanti chiedono libertà di stampa, è Intollerante verso chi ha un'opinione diversa....
Verrebbe da aggiungere Meno Male....
giovedì 8 ottobre 2009
BERLUSCONI SI INFURIA CON NAPOLITANO. AVEVA FIRMATO. SI ASPETTAVA ANCHE LA SCORZETTA DI LIMONE...
Ma non è così.
Post Sourcing: Per chi si fosse perso le 5 risposte alle altrettante domande di Beppe Grillo al Presidente della Repubblica...
http://www.beppegrillo.it/2009/10/la_commedia_all/index.html
La CONSULTA annulla il LODO ALFANO. Ma Berlusconi non verrà condannato.
La Consulta ha bocciato secondo gli art 3 ( principio di uguaglianza) e 138 (la legge emanata non ha margini di costituzionalità, essendo di carattere ordinario) il lodo Alfano.
Ma quali saranno gli sviluppi da attendersi?
Si riaprirà il processo MILLS, domani al via alla Corte d'Appello?
Berlusconi verrà processato per la vicenda ALL IBERIAN e per la presunta corruzione alla Guardia di Finanza?
L'onorevole Ghedini non ha dubbi. Il Cavaliere verrà, a questo punto, processato ed assolto.
Di Pietro incalza. La sentenza della Consulta non muterà la situazione del Premier. Tra un anno e mezzo scatterà la prescrizione.
L'avvocato di Berlusconi è convinto del contrario ed insiste. Verrà assolto.
Ci scommettiamo una cena, domanda l'ex Magistrato.
Certo.
E rinuncerete alla prescrizione?
MAI conclude Ghedini...
domenica 4 ottobre 2009
Scudo fiscale - pensieri e parole di Massimo D'Alema
MASSIMO D'ALEMA all'indomani del voto alla CAMERA sulla legge per lo SCUDO FISCALE, dichiara
" E' un provvedimento che indubbiamente favorisce un enorme favore per chi HA ESPORTATO ILLEGALMENTE CAPITALI all'estero e per chi HA FRODATO IL FISCO".
Ma dov'era l'onorevole D'ALEMA quando si votava, alla Camera, la PREGIUDIZIALE DI INCOSTITUZIONALITA' della norma sullo SCUDO FISCALE?
NON E' DATO SAPERLO.
Senza dubbio il GRANDE TIMONIERE DEMOCRATICO, assieme ad altri 58 esponenenti del PD (tra questi FRANSCESCHINI E BERSANI) NON ERA A MONTECITORIO....
http://www.beppegrillo.it/2009/09/300_miliardi_di.html#comments
MAI PIU' CONDONI...
Come si concilia la MAGGIORE ETICA NELLA FINANZA GLOBALE, da Tremonti e Berlusconi sbandierata al G8 de L'AQUILA con l'introduzione dello SCUDO FISCALE?
Alla domanda del giornalista, TREMONTI risponde visibilmente adirato : "lo chieda al presidente OBAMA" aggiungendo "questo è un TRUCCO che sta adottando"...
evidentemente, per il Ministro, non c'è differenza tra un GIORNALISTA ed un VISAGISTA....
RESPINTA LA RICHIESTA DI SCARCERAZIONE.
MYANMAR. SAN SUU KYI RIMANE AI DOMICILIARI. NON POTRA’ CANDIDARSI ALLE PROSSIME ELEZIONI PRESIDENZIALI. APPELLO DEL CONSIGLIO PER I DIRITTI DELL’UOMO.
Il Consiglio per i Diritti dell’ Uomo di Ginevra, con una risoluzione votata all’unanimità, chiede la "liberazione immediata e senza condizioni" di SAN SUU KYI e di tutti i prigionieri politici.
Intanto però il Tribunale d’Appello di Rangoon ieri ha respinto la richiesta dei suoi legali e la principale esponente dell’opposizione rimane agli arresti domiciliari.
La condanna, emessa nell’agosto scorso, rimane esecutiva.
Il reato contestatole resta. Ha ospitato uno straniero presso la propria dimora. Non è concesso. E dovrà scontare 18 mesi di arresti domiciliari.
SAN SUU KYI, ormai 64enne, ha già trascorso 13 anni di prigionia.
La sua vita è divenuta un calvario dal momento in cui, nelle ultime elezioni presidenziali del 1990, avendo vinto, non le venne concesso di ricoprire la carica di Presidente del Consiglio. Un golpe militare annullò il voto e prese il potere.
Seguì un’escalation di violenza perpetrata con attenzione chirurgica ai suoi danni.
Nel 2003 si tentò addirittura di eliminarla fisicamente. Mentre era a bordo di un convoglio, circondata dai propri supporters, un gruppo di militari aprì il fuoco. Molte furono le vittime. La leader della Lega Nazionale per la Democrazia riuscì comunque a salvarsi, ma solo grazie alla prontezza di riflessi del suo autista.
Nella giornata di ieri è circolata la notizia di un colloquio ufficiale tra un ministro della giunta militare, portavoce del governo e la stessa San Suu Kyi. La sensazione è che la richiesta proveniente da Ginevra rimarrà inascoltata
venerdì 2 ottobre 2009
GLI SCANDALI SESSUALI TRATTATI DA PORTA A PORTA 1/ 10/ 09
Verrebbe da ridere...
La mignottocrazia, secondo l'espressione profeticamente coniata da Paolo Guzzanti, è una chimera.
Non soltanto non se ne parla molto.
In effetti NON se ne parla proprio...
NON SE NE DEVE PARLARE.
Povero ODIFREDDI .
Censurato da un Vespa in versione Cicero pro domo sua....
da un imbarazzante, oltre che sempre più in difficoltà mediatica, La Russa che bambinescamente, dopo una sfuriata al matematico, si tura le orecchie.
Odifreddi fa solo in tempo a nominare la Gelmini e la Carfagna che.... guardate cosa succede!
giovedì 1 ottobre 2009
NAPOLITANO. IL SONNO DEI GIUSTI CELEBRA IL FUNERALE DELLA DEMOCRAZIA
LUIGI DE MAGISTRIS con una lettera rivolta al Presidente della Repubblica "soprattutto nella Sua qualità di Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura" LASCIA L'ORDINE GIUDIZIARIO.
Fornendo un'approfondita analisi delle ragioni che lo hanno indotto in questa scelta.
"Signor Presidente questo sistema malato mi ha di fatto stappato di dosso la toga che avevo indossato con amore profondo".
Quando parla di SISTEMA MALATO l'ex magistrato si riferisce a "le mafie che hanno preso ad istituzionalizzarsi. Hanno deciso di penetrare diffusamente nella cosa pubblica, nell'economia, nella finanza."
Le mafie che dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio, dopo la strategia della tensione e e delle bombe, hanno fatto un salto di qualità.
Ed hanno compreso che "si può raggiungere lo stesso risultato con modalità diverse. Al posto della violenza fisica si utilizza quella morale, la violenza della carta da bollo, l'uso illegale del diritto, le campagnie diffamatorie della propaganda di regime".
Fa riferimento, nella propria vicenda personale, alla lezione impartitagli dai poteri forti, a lui come ai magistrati di Salerno.
Denuncia un'attività di "indebito utilizzo di funzioni istituzionali als olo fine di bloccare indagini che avrebbero potuto ricostruire fatti gravissimi commessi in Calabria da politici, imprenditori, magistrati..."
L'elenco sarebbe lungo, al punto da scomodare i poteri forti, il "circuito mediatico istituzionale ai più alti livelli" che si è inventato una guerra tra bande per screditare gli inquirenti salernitani e oscurare le indagini.
PERCHE' ALLORA NON E' STATO VICINO AI SERVITORI DELLO STATO che si sono imbattuti nel CANCRO della nostra DEMOCRAZIA cioè nelle più terribili COLLUSIONI TRA CRIMINALITA' ORGANIZZATA E POTERI DEVIATI?
Perche sostanzialemente Il Capo dello Stato, che esercita anche la funzione di Presidente del CSM, non ha battuto ciglio in tutta questa vicenda?
De Magistris non arriva, in virtù del suo enorme rispetto delle Istutuzioni, a formulare questo inquietante interrogativo.
Si limita a segnalare, con profondo rispetto :
"Signor Presidente, io credo che Lei in questa vicenda abbia sbagliato".
mercoledì 30 settembre 2009
INFORMAZIONE IMBAVAGLIATA: ARRIVANO I "FATTI"
Cos'è la libertà di informazione?
Il pluralismo nella comunicazione è materiale da esame universitario o esiste davvero?
Conosciamo indicatori empirici che sottendano i concetti, di impalpabile, eterea materia, come quelli esposti?
Mentana, nell'ultima puntata di Annozero chiedeva, ripetutamente, ai singoli giornalisti , di farsi avanti. E denunciare i FATTI concreti .
Ebbene ieri MILENA GABANELLI in una lettera al corriere della sera ha, nel suo modo pacato e puntuale, risposto presente.
Ricordando che spesso
"facciamo grandi battaglie di principio e ignoriamo gli aspetti «pratici»" la presentatrice di REPORT ripercorre le ultime settimane, durante le quali si è fatta largo la possibilità di lasciare il programma senza copertura legale.
"Nell’incertezza sul come sarebbe andata a finire ho cercato un’assicurazione che coprisse le spese legali e l’eventuale danno in caso di soccombenza dovuta a fatti non dolosi. Intanto sul mercato italiano, di fatto, nessun operatore stipula polizze del genere, mentre su quello internazionale questa prassi è più diffusa."
fatte le dovute verifiche, due compagnie assicurative, una americana e l'altra inglese
"si sono dichiarate disponibili ad assicurare l’eventuale danno, MA NON LE SPESE LEGALI. Sembra assurdo, ma il danno è un rischio che si può correre, mentre le spese legali in Italia sono una certezza: le cause possono durare fino a 10 anni e chiunque, impunemente, ti può trascinare in tribunale a prescindere dalla reale esistenza del fatto diffamatorio.
Quattro anni fa mi sono stati chiesti 130 milioni di euro di risarcimento per un fatto inesistente, e la sentenza è ancora di là da venire. Se alle mie spalle invece della Rai ci fosse stata un’emittente più piccola avrebbe dovuto dichiarare lo stato di crisi. Visto che ad oggi le cause pendenti sulla mia testa sono una trentina, è facile capire che alla fine una pressione del genere può essere ben più potente di quella dei politici, e diventare fisicamente insostenibile" .
Sostanzialmente chiunque può bloccare, intentando cause su basi inconsistenti se non addirittura mistificanti, la realizzazione di una trasmissione scomoda.
RICORDATE IL CASO DI RIOT?
IL PROGRAMMA di SABINA GUZZANTI venne prima sospeso poi cancellato dopo appena una puntata, anche e soprattutto a causa di una querela per diffamazione sporta da FEDELE CONFALONIERI.
La trasmissione, da contratto articolata in sei puntate, dopo la prima del 23 novembre 2003, NON ANDO' più in onda.
E la diffamazione?
a tal proposito la PROCURA DI MILANO ha disposto, su richiesta del procuratore aggiunto TURONE, l'ARCHIVIAZIONE del procedimento.
Nella deposizione si legge:
Quelle battute sulla legge Gasparri «scritta da qualcuno molto vicino a Confalonieri», su «Retequattro abusiva», o sul ministro Gasparri («Tutte le volte che si critica la sua legge risponde l’ufficio stampa di Mediaset anziché il suo»), per la Procura di Milano «trovano un riscontro nei contenuti delle due sentenze della Corte Costituzionale e nella memoria dell’Antitrust», nonché in «fatti, avvenimenti e circostanze» non soltanto «socialmente rilevanti» ma anche «obiettivamente veri nei loro elementi essenziali»
Questo è un FATTO, caro MENTANA.
Quello denunciato dalla GABANNELLI è un altro FATTO.
Verrebbe da dire, con un pò di vergogna, che sono soprattutto FATTI NOSTRI.....
GUINEA. UN MASSACRO.
In quel caso, sul finire degli anni sessanta, il sanguinario maresciallo-presidente fece fucilare 5 dei suoi ministri accusati di tradimento. Si trattò di una pubblica esecuzione, cui assistettero migliaia di persone.
Anche ieri, in GUINEA, migliaia di persone, accorse allo stadio per una manifestazione, hanno dovuto assistere e purtroppo anche subire, la repressione militare.
La situazione in GUINEA è agghiacchiante.
Dal 23 dicembre 2008 una giunta militare, comandata da MOUSSA DADDIS CAMARA, ha preso il potere con un colpo di stato.
A seguito della morte di LANSANA CORE', l'anziano presidente namibiano, stando alla Costituzione della GUINEA, si sarebbe dovuto procedere ad supplenza presidenziale ad opera dell'Assemblea nazionale, con il compito di indire le elezioni entro 60 giorni.
Niente di tutto questo si è mai realizzato.
Au contraire CAMARA, in un discorso radiofonico, dichiarava dissolte le istituzioni repubblicane e sospesa la Costituzione.
Al suo posto un regime con un presidente scelto fra i militari (CAMARA) e un primo ministro civile (il banchiere Kabiné Komara). Questa situazione fu dichiarata transitoria: il Consiglio Nazionale avrebbe cioè governato il paese fino alle nuove elezioni, in vista delle quali Camara escluse di candidarsi alla presidenza.
In questi giorni invece sembra che CAMARA abbia cambiato idea, e stia cullando il proposito di farsi eleggere nel ruolo che, con il colpo di stato a dicembre, si è già assegnato.
E qui comincia la tragedia.
Conclusasi ieri.
In poche ore.
Decine di migliaia di civili.
Una manifestazione non autorizzata, promossa dall'opposizione di SYDIA TOURE' (ieri arrestato) si è addensata nello stadio di CONAKRY, capitale della Guinea.
Chiedevano a CAMARA di NON CANDIDARSI.
Per una Guinea veramente Libera e Democratica
L'esercito li ha fronteggiati. Sparando ad altezza d'uomo.
UN MASSACRO.
martedì 22 settembre 2009
Voilà, monsieur l' Etat....Les jeux sont faites! Parola di avvocato...
Demodé. Oggi nessuno tra i nostri governanti si sognerebbe mai di affermare qualcosa del genere.
Il premier ci ha ripetutamente sorpresi con repentini, talvolta bruschi ripensamenti. Forse, qualora lo avesse affermato e poi smentito, lo avremmo anche dimenticato.
Panta rei, diceva Eraclito.... e, purtroppo, in un'accezione lasca e provvisoria, questa definizione l'abbiamo resa nostra, cristallizzandola. Cosicchè dal "Tutto scorre" l' abbiamo prosaicamente traslata ed italicamente arrangiata in "Tutto scivola"....
Sì, ammettiamolo, tutto ci scivola addosso.
In buona sostanza se, ma solo a livello esemplificativo, il Presidente Berlusconi avesse affermato "lo Stato sono Io", per poi smentito, lo avremmo accettato. Digerito. E dimenticato.
La curiosità però è un sentimento diffuso. Eterea, impalpabile sorpresa che ci coglie e ci fa riflettere. Soffermare. Incuriositi. Su quanto avviene.
Andiamo al fatto, dunque.
Se la Consulta dichiarera' illegittimo il lodo Alfano "ci sarebbero danni a funzioni elettive, che non potrebbero essere esercitate con l'impegno dovuto, quando non si arrivi addirittura alle dimissioni. In ogni caso con danni in gran parte irreparabili"...
parola di Ghedini?
No, nemmeno a pensarci.
Di Bondi allora. Lui sì, fedele nei secoli. Nemmeno.
Fede? No, neppure.
Chi lo sostiene è l'Avvocato GLAUCO NORI.
Carneade? Chi era costui? vien da chiedersi, vasi di coccio tra recipienti di ferro...
Beh, il sig. Nori altri non è se non L'AVVOCATO, quello con la lettera maiuscola...
L'AVVOCATO dello STATO.
Che, depositando la sua memoria alla Corte Costituzionale, in vista dell'udienza del 6 ottobre prossimo sul "LODO ALFANO", si lascia scappare una dichiarazione del genere.
Incalzata dal ricordo.
Appellandosi ad un avvenimento del passato, allorquando per le polemiche sullo scandalo LOCKHEED il Presidente LEONE rassegnò le dimissioni.
"Talvolta - si legge nella memoria dell' AVVOCATO NORI- la sola minaccia di un procedimento penale puo' costringere alle dimissioni prima che intervenga una sentenza e anche quando i sospetti diffusi presso la pubblica opinione si sono poi dimostrati infondati".
La vacuità dei ricordi...
Talmente labili da creare sovrapposizioni asimmetriche, paragoni azzardati, frutto della distonia mnemonica, si intende. Il cattivo gusto non c'entra. Tanto meno la cattiva interpretazione dei ruoli.
Perchè intanto, L'Avvocato, fa il suo lavoro.
Per Monsieur L'Etat....
P.S. Il PASSAPAROLA FUNZIONA. Eccome.
E non ci rimane molto altro, del resto.
Dategli un'occhiata....
mercoledì 16 settembre 2009
PAESE CHE VAI, LOMBARD CHE TROVI....
Appena due giorni fa si registrava l'ennesimo tentativo di suicidio, stavolta tramite l'autosomministrazione di barbiturici, di una dipendente di Telecom France.
Per fortuna, per una volta, si è riusciti ad evitare il peggio.
E purtroppo, ancora e per sempre purtroppo, non si è riusciti ad impedirlo ad altri suoi 23 colleghi.
La triste realtà della compagnia telefonica d'oltralpe è vicenda nota.
I sindacati francesi da tempo denunciano il clima di "pressione" registrato dai dipendenti a seguito della privatizzazione dell'azienda, nel 2004.
Tra il 2006 ed il 2008 il piano di ristrutturazione aziendale ha agevolato la pratica della "dimissione volontaria" per oltre 22 mila dipendenti.
Alcuni, probabilmente, non hanno retto il clima di tensione, si è portati a ritenere.
E' questa ad esempio l'opinione di Christophe Dejours, co-autore di uno studio sul suicidio nei posti di lavoro. Secondo lo psichiatra, la sofferenza è legata alla riorganizzazione seguita alla privatizzazione dell’azienda, condotta «con grande brutalità».
Cosa può spiegare una realtà che, secondo il quotidiano Liberation, fa registrare, in azienda, un tasso di suicidi 5 volte superiore alla media nazionale?
E cosa sta accadendo se in Francia i suicidi sul lavoro, nell'ultimo decennio, si sono moltiplicati sino a raggiungere la soglia dei 400 casi all'anno?
Alcuni analisti tentano di rispondere al problema. La sofferenza è data dalla perdità di identità professionale, al demansionamento ed alla caduta dello spirito di solidarietà tra colleghi.
Ma c'è chi preferisce impostare un'analisi differente del fenomeno, traendo spunto dai manuali di medicina alla voce pandemia.
"L'urgenza prioritaria è di controllare il contagio" afferma perentorio il presidente di France Telecom DIDIER LOMBARD, nuovamente ricevuto, nella giornata di ieri, dal ministro del lavoro Xavier Darcos.
Come se bastasse una tachipirina...
sabato 12 settembre 2009
SQUARCIATO IL VELO DI PAOLA: ERANO VUOTI TOSSICI A PERDERE.
CETRARO. MAR TIRRENO.
SMALTIMENTO IN MARE DI RIFIUTI TOSSICI.
Questa la pista che il procuratore della Repubblica di Paola, BRUNO GIORDANO, stava seguendo da tempo. Almeno da quando un collaboratore di giustizia, aveva confessato.
La 'ndrangheta non disdegnava la pratica d' inabissare grossi cargo, al largo delle coste calabresi, con a bordo cospicue quantità di rifiuti tossici. In particolare era stata indicata la località di Paola (CS) nelle cui profondità dormirebbe, sonni pericolosi, una grossa imbarcazione mercantile contenente 120 barili di rifuti radioattivi.
" Si tratta di un grosso successo per tutti, perchè si comincia a squarciare un velo"
dichiara soddisfatto il procuratore GIORDANO.
La conferma sembrerebbe esserci stata grazie a delle fotografie realizzate a circa 20 miglia dalla costa di CETRARO. Ad una profondità di circa 500 metri uno speciale robot di produzione francese, ha effettuato diverse riprese che confermerebbero, ancora d'obbligo i condizionali, l'ipotesi indiziaria.
L'inabissamento potrebbe essere avvenuto, verosimilmente, tra gli anni 60 e 70.
Il velo di Paola, dunque è stato squarciato....
Ora che è in brandelli, ancorchè macchiato d'uranio (o dio sa cosa), ci chiediamo: che ne faremo?
Non si escluda una fiction....
giovedì 10 settembre 2009
GABBATA LA GABANELLI ?
martedì 8 settembre 2009
FENOMENOLOGIA DI MIKE BONGIORNO
lunedì 13 luglio 2009
G8: loro sulla LUNA, NOI sulla TERRA
Proposte già condivise da centinaia di milioni di persone in tutto il mondo, dalle organizzazioni indigene e contadine (Via Campesina, CAOI- Coordinamento Andino di Organizzazioni Indigene) e della società civile (OILWATCH, NAPM - National Alliance of People Movement, India) NON rappresentate durante il summit di Coppito.
- Il riconoscimento dell’acqua come diritto umano inalienabile ed universale e non come merce
- L’istituzione della Corte Penale Internazionale per i crimini contro l’ambiente
- L’uscita dal WTO delle politiche agricole ed idriche
- La fine delle produzioni di biocombustibili e dell’agrobusiness
- Il riconoscimento del debito ecologico del nord del mondo nei confronti del sud del mondo
Noi come al solito restiamo con gli occhi aperti e le orecchie tese...
sabato 11 luglio 2009
LA CINA CHE NON CONOSCI... e gli scontri di civiltà dove meno te li aspetti.
Pechino, 11-07-2009
La Cina ha annunciato oggi un nuovo bilancio delle vittime delle violenze interetniche dei giorni scorsi a Urumqi, nella provincia del Xinjiang. Le vittime sarebbero 184 e non 156 come affermato in precedenza. Di questi 137 sono cinesi e 46 sono dell'etnia musulmana e turcofona degli uighuri, secondo l'agenzia Nuova Cina. Non e' chiaro se si tratta di un bilancio definitivo. Le cifre, comunque, vengono contestate dalla comunita' musulmana.
L'esule uighura Rebiya Kadeer ha affermato in una conferenza stampa a Washington D.C. che secondo "informazioni non confermate" provenienti dal Xinjiang i morti potrebbero essere stati mille o forse piu'.
Violenti incidenti sarebbero avvenuti non solo ad Urumqi ma in molti altri centri della regione, secondo la Kadeer. La dinamica dei fatti di Urumqi non e' ancora stata chiarita dalle autorita', che hanno arrestato piu' di mille persone annunciando che i responsabili delle violenze saranno condannati a morte.
Da due giorni sembra tornata la calma, anche se rimane in vigore il coprifuoco dalle 8 di sera alle 7 della mattina e le strade sono presidiate da truppe antisommossa inviate dal governo cinese.
FRESH the trailer
L'azione di ognuno di noi può modificare profondamente l'ambiente in cui viviamo...
lunedì 18 maggio 2009
Paese che vai, Libertà che trovi...
Per evitare confusioni, a costo di sembrare pletorici, l’organizzazione cui si fa riferimento NON ha nulla a che vedere con il partito di Berlusconi.
O forse sì…?
Freedom House, fondata nel ‘41 dalla moglie del presidente F.D. Roosvelt, è un istituto di ricerca statunitense che da oltre 60 si è assunto l’onere di valutare, a partire dalla lettura e dall’ascolto dei principali network informativi, lo stato di democraticità di ogni paese.
Dal 1980 un settore di studi interno all’organizzazione si è specializzato nell’esaminare, in 195 paesi, il relativo grado di libertà cui gode la stampa .
Risultato: il 36% dei paesi esaminati risultano liberi, il 33 % sono da considerare non liberi, mentre i restanti 61 Stati (il 31% del totale) vengono classificati come partly-free.
L’Italia ha ottenuto un discreto piazzamento. Con il nostro 72° posto, a pari merito con le Isole Tonga (dove gli unici network sono le brochure pubblicitarie dei resort locali) siamo un paese semi libero.
Prima di noi vengono il Benin ed Israele, ma stacchiamo Timor Est e Montenegro di 5 lunghezze. Il Burkina Faso, sotto di ben 13 posizioni, ci guarda ammirato…
Secondo Karin Karlekar, la ricercatrice che ha coordinato lo studio, la retrocessione dell’ Italia, unico paese in Europa a non essere libero, ha un nome e si chiama Silvio Berlusconi.
“Il suo ritorno nel 2008 al posto di premier ha risvegliato i timori sulla concentrazione di mezzi di comunicazione pubblici e privati sotto una sola guida” ci spiega la Karlekar.
Altri fattori dichiarati come concause di questa condizione di semi libertà (non insultabile) sono: l’abuso di denunce per diffamazione contro i giornalisti e l’escalation di intimazioni fisiche da parte della criminalità organizzata.
Se poi i tre fenomeni (le denunce per diffamazione, la mafia e Berlusconi) siano tra loro correlati, Freedom House non ce lo dice.
Tuttavia
“A pensar male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina…”
Ci insegnava, tanti anni fa, un mafioso prescritto che stipendiamo a vita…
sabato 9 maggio 2009
Alla riscoperta del bio. Gli ORTI SOCIALI
In via castel di leva, al civico 131, la cooperativa Agricoltura Nuova ha ristrutturato un casolare ed ha messo a disposizione i terreni per coltivarli biologicamente attraverso la forma partecipativa degli orti sociali.
Qualcuno dei lettori ricorderà nella puntata di Report sul nucleare, la striscia goodnews che parlava di una cascina milanese. Si raccontava l’esperienza meneghina di alcuni cittadini che tentavano un recupero in extremis del rapporto con la natura. Non c’entrava per nulla l’Arcadia. Era semplicemente buon senso.
Gli orti sociali in effetti sono una sana miscellanea di nuovo e di vecchio. Nati durante la seconda guerra mondiale, per sopperire alle carenze alimentari che soffocavano la popolazione, si sono replicati nelle cinture cittadine e sono sopravvissuti sino ad i nostri giorni. Non è difficile trovare, in prossimità di aree urbane poco curate, che siano svincoli stradali o parchi in stato di abbandono, piccoli fazzoletti di terra coltivata. Si tratta principalmente di soluzioni agricole ad uso collettivo, messe in atto da minoranze poco integrate, che sostanzialmente coltivano i terreni per ragioni di sussistenza.
L’esempio invece della puntata di Report, cui si faceva cenno, si muove verso un’ altra direzione.
La strada che si vorrebbe perseguire è quella di un sincretismo, o meglio un innesto di postmoderno sul passato. Alla mera sussistenza succedono valori immateriali, come la ricerca di un equilibrio personale, che partono da quanto di più materiale vi sia. La terra. Ed allora dalla coltivazione di questi orti, con pratiche biodinamiche e pertanto in armonia con la natura, si ricava cibo sano. E rapporti, con gli altri produttori/consumatori, di scambio e collaborazione. Rapporti umani.
Tutto questo agricoltura nuova, supportata dall’esperienza ultradecennale dei suoi sostenitori, lo sostiene da tempo. E ce lo insegna. In appuntamenti come quello di venerdì scorso.
Il primo maggio, in collaborazione con l’Associazione Acqua Sole Terra e con la presenza di vari attori istituzionali, si è svolta l’inaugurazione degli “orti sociali bio”. Si è trattato di un’iniziativa che, da locandina, già prometteva “la possibilità di misurarsi, nei cento orti previsti, con l’affascinante sfida dell’agricoltura biologica”.
E’ stato un passaggio molto apprezzato, di apertura e partecipazione, che reca con sé una serie di fattori innovativi. Innanzitutto, ci spiegano, una drastica riduzione della filiera produttiva, tale per cui il consumatore stesso si fa produttore. Poi la possibilità di apprendere e mettere in atto pratiche di coltura biologica. La riscoperta di una certa socialità, fatta di legami comunitari e solidaristici. In ultimo, ma non per ultimo, l’ occasione di un ritorno al contatto con la natura, nelle vesti di una campagna appena fuori dalla cinta del GRA, ancora, speriamo per molto, incontaminata. Vale la pena di farci un salto o quanto meno di visitare il sito agricolturanuova.it, per scoprire, grazie anche alla felice partecipazione del conservatorio S. Caterina, che non finisce qui…
domenica 19 aprile 2009
u(M)bi maior minor cessat
mercoledì 15 aprile 2009
Lo Smemorato di Viale Mazzini
martedì 14 aprile 2009
In previsione del vertice di Trinidad.
lunedì 13 aprile 2009
Ospedale San Silvestro a L'Aquila.
Il tempo delle recriminazioni verrà. Adesso è importante manifestare la propria solidarietà. I messi apostolici e le cariche istituzionali si recano in loco e ci ricordano rispettivamente che Dio è amore e che lo Stato sarà presente.
Poi quando l'agenda mediatica si satura della calamità, si volge ad un altro tema, magari una miscellanea di gossip e cronaca nera per riempire le serate dei più noti anchor man.
I colpevoli vengono lasciati nell'oblio.
Ma la premessa era che di colpevoli non vi sarebbe stata traccia. L'unica responsabilità è della Natura, leopardianamente intesa come madre matrigna che spezza l'incanto della felicità umana.
Nel frattempo si ricostruisce, alcune tendopoli scompaiono, quanto meno dalla lente dei riflettori. Si affida a note e rispettabili società private l'incarico di ricostruire. Magari una città nuova, con materiali innovativi ed i più elevati standard. Come è stato per l'ospedale San Silvestro, edificato, in oltre 27 anni, e terminato nel 2000. L'ultima società che si era incaricata della sua costruzione era l'IMPREGILO.
Che così si descrive nel proprio sito:
L'applicazione dei più elevati standard, la fornitura delle attrezzature più complete e sofisticate per la cura delle diverse patologie, la realizzazione di strutture secondo i più esigenti parametri di comfort ed igiene, fanno di IMPREGILO EDILIZIA e SERVIZI un punto di riferimento nell'ambito dell'edilizia sanitaria. In questo settore la società ha realizzato sia in Italia che all'estero importanti e moderni complessi ospedalieri.