mercoledì 15 aprile 2009

Lo Smemorato di Viale Mazzini

E' stata una notizia che non ha suscitato clamore. Come molte analoghe in precedenza, riguardanti assoluzioni o archiviazioni.
Ebbene la Corte d'Appello di Roma, sezione lavoro, in data 26 marzo, ha respinto il ricorso della Rai contro Michele Santoro.
Capitolo chiuso sulla vicenda dell' Editto Bulgaro con uno schiacciante verdetto (ben dieci giudici a zero) in favore del conduttore.


La nostra televisione di Stato è stata condannata al risarcimento dei danni per un ammontare di euro 1,5 milioni. Soldi provenienti non dalle tasche dell'allora direttore generale Agostino Saccà, che implementò il diktat . Molto più prosaicamente soldi dei contribuenti.


Non se ne è parlato molto.


Porta a Porta, nella giornata stessa della sentenza cui si fa riferimento, andava in onda.

Quella sera Bruno Vespa, introducendo gli ospiti, esordiva dicendo:
"lo smemorato appassionò l'Italia intera perchè un signore,ad un certo punto, non sapeva più chi fosse"...


Col senno del poi c'è da chiedersi se avesse scambiato le poltroncine bianche di Porta a Porta per quelle del suo psicanalista.


"Ho perso la memoria", fu il titolo scelto per la puntata. Una schiettezza tale da far rabbrividire monsieur Lapalisse.


Negli ultimi giorni, tuttavia, il noto presentatore di Rai Uno sembra che abbia riacquistato le facoltà mnemoniche. Curioso dopotutto. Noi ce ne rallegriamo per la sua salute, un po' meno per la nostra.


Nel programma radiofonico Ultime da Babele, il direttore di RaiUno, inviando una lettera al conduttore Giorgio Dell'Arti, ha lanciato strali contro Santoro e la sua redazione, accusata a più riprese di avere condizioni contrattuali maggiormente favorevoli rispetto ai propri collaboratori. La lettera si concludeva poi con un passaggio sulla vicenda dell'Editto Bulgaro, ritenuta, in qualche maniera, scandalosa perchè, testualmente "quando io fui epurato dalla Rai, mi fu ridotto lo stipendio, mentre Santoro ha beneficiato di un risarcimento di milioni di euro''.


Evidentemente oltre che in memoria Vespa difetta anche in logica.


Se non si fosse proceduto in un vergognoso, condannato e punito ( complessivamente da dieci giudici) comportamento censorio, la Rai non avrebbe dovuto pagare alcun risarcimento nè a Santoro nè tantomeno alla sua redazione.


Con comprensibile soddisfazione di tutti i contribuenti.


Ma forse, ancora una volta, il buon Vespa ha perso la memoria.


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