lunedì 13 luglio 2009

G8: loro sulla LUNA, NOI sulla TERRA


La società civile dei Sud del mondo reclama la propria partecipazione.

E vuole dare un contributo importante, benchè ancora inascoltato, per la soluzione di problematiche planetarie in ambito sia ambientale che economico.


In virtù di ciò il 10 luglio alle ore 10.30 si è tenuta a L'Aquila presso la Piazza 3e32 di via Strinella una Conferenza stampa per presentare 5 proposte concrete su clima, povertà, ambiente per affrontare e risolvere le crisi, a fronte dell'inutilità delle dichiarazioni d'intenti presentate dai governi riuniti a Coppito per il G8.


Da una parte la rappresentanza, attraverso i capi di Stato, degli interessi delle lobby politico economiche che stanno spingendo sempre più verso un profitto riverniaciato di buone (ed ipocrite) buone intenzioni. La posizione dell'Italia è palesemente compromessa.

Particolarmente lucida la dichiarazione del cantante Bob Geldof:


" Salutiamo con piacere - prosegue - il fatto che il G8 dell'Aquila ha raggiunto un accordo per aiutare i contadini dei Paesi poveri colpiti dalla crisi economica globale e dal cambiamento climatico. Io però sono un veterano di questi vertici e vorrei sapere quanti di questi venti miliardi di dollari in tre anni sono denaro nuovo, e quanti sono solo una veste nuova per aiuti già esistenti".

Ed ancora:

"Ora mi rivolgo a lei, mr Berlusconi: finchè lei non spiegherà, nella prossima Finanziaria, come manterrà la parola data ai poveri, resterà sempre MrTre per Cento", conclude.


Per inciso, l'Italia si sta contraddistinguendo, ancora una volta, per l'essere il fanalino di coda.

Siamo il paese tra i grandi8 che meno di tutti si è distinto per il rispetto degli impegni presi.

In particolare, degli aiuti promessi all'Africa, mancano il 97% delle risorse che, entro il 2010, sarebbero dovute essere messe a disposizione.


Si diceva dunque che a fronte di una pletora di statisti, consigliori, nani e ballerine (trombate e non elette), esiste una società civile composta dalla gran parte del pianeta, pronta ad esprimere concrete e necessarie progettualità.


Proposte già condivise da centinaia di milioni di persone in tutto il mondo, dalle organizzazioni indigene e contadine (Via Campesina, CAOI- Coordinamento Andino di Organizzazioni Indigene) e della società civile (OILWATCH, NAPM - National Alliance of People Movement, India) NON rappresentate durante il summit di Coppito.


L'elaborazione progettuale che ne è scaturita, finalizzata a riportare (come ricorda la Onlus A SUD) tutti GIU' PER TERRA , può venir schematizzata nei seguenti punti:



  1. Il riconoscimento dell’acqua come diritto umano inalienabile ed universale e non come merce

  2. L’istituzione della Corte Penale Internazionale per i crimini contro l’ambiente

  3. L’uscita dal WTO delle politiche agricole ed idriche

  4. La fine delle produzioni di biocombustibili e dell’agrobusiness

  5. Il riconoscimento del debito ecologico del nord del mondo nei confronti del sud del mondo

Noi come al solito restiamo con gli occhi aperti e le orecchie tese...


sabato 11 luglio 2009

LA CINA CHE NON CONOSCI... e gli scontri di civiltà dove meno te li aspetti.



Pechino, 11-07-2009

La Cina ha annunciato oggi un nuovo bilancio delle vittime delle violenze interetniche dei giorni scorsi a Urumqi, nella provincia del Xinjiang. Le vittime sarebbero 184 e non 156 come affermato in precedenza. Di questi 137 sono cinesi e 46 sono dell'etnia musulmana e turcofona degli uighuri, secondo l'agenzia Nuova Cina. Non e' chiaro se si tratta di un bilancio definitivo. Le cifre, comunque, vengono contestate dalla comunita' musulmana.

L'esule uighura Rebiya Kadeer ha affermato in una conferenza stampa a Washington D.C. che secondo "informazioni non confermate" provenienti dal Xinjiang i morti potrebbero essere stati mille o forse piu'.

Violenti incidenti sarebbero avvenuti non solo ad Urumqi ma in molti altri centri della regione, secondo la Kadeer. La dinamica dei fatti di Urumqi non e' ancora stata chiarita dalle autorita', che hanno arrestato piu' di mille persone annunciando che i responsabili delle violenze saranno condannati a morte.

Da due giorni sembra tornata la calma, anche se rimane in vigore il coprifuoco dalle 8 di sera alle 7 della mattina e le strade sono presidiate da truppe antisommossa inviate dal governo cinese.
RAINEWS24.it

Urumqui è la capitale della regione cinese di Xinjiang. O del Turkmenistan Orientale, come i suoi abitanti preferiscono chiamarla. E' un'area, confinante con Mongolia a Tibet, dove l'etnia Uighuri (musulmana) costituisce la maggioranza della popolazione.


In questa regione gli Uighuri chiedono da anni l'indipendenza dal gigante asiatico.


Le prime forme di protesta si espressero in maniera pacifica (nel 1962 si registrò un esodo di 60mila persone verso la vicina URSS). Successivamente però l'indipendenza Uighura venne cercata ricorrendo alla violenza, talvolta esercitata, spesso subita, come nel 1990 (rivolta del Baren) che costò la vita a 50 persone. Oppure nel febbraio del 97 allorquando, a seguito di alcuni scontri tra un migliaio di Uighuri e la polizia militare, si scelse la strada del terrore, esercitata attraverso attentati che costarono la vita a 9 uomini, ferendone altri 68.


Quello che sta succedendo in questi giorni è celato da un fitto mistero (il governo di Pechino, oltre al normale controllo dell'informazione, nei giorni scorsi ha oscurato, nella regione, anche Internet).


Amnesty International ha già chiesto che si faccia luce. Sulle vicende come sui caduti che, secondo il governo cinese, sono 187 mentre, secondo l'esule pasionaria Kasser, sarebbero un migliaio.


Restiamo alla finestra...


FRESH the trailer

L'azione di ognuno di noi può modificare profondamente l'ambiente in cui viviamo...