lunedì 26 ottobre 2009

INTERVISTA INTEGRALE AD ENZO NARDESE, DELEGATO NORTEL.




Il caso Nortel. Ultimi sviluppi e possibili scenari.

La multinazionale canadese,  in crisi, ha affidato alla ERNST & YOUNG una procedura di CREDIT PROTECTION, ovvero una forma di amministrazione controllata che prevede la vendita degli asset societari.
In Italia la Nortel impiega 80 dipendenti tra Roma e Milano. E' un'azienda piccola, ma sana.
La procedura, avviata all'estero, grazie ad accordi comunitari, prevede clausole anglosassoni.
Il licenziamento collettivo senza giusta causa ed il mancato riconoscimento del TFR, sono elementi ESTRANEI al nostro, pur martoriato, Statuto dei Lavoratori.
Ma un trattato internazionale, il COMI, consente di aggirare l'ostacolo normativo.
Oppure no.

Sono andato a chiederlo a ENZO NARDESE, delegato dei lavoratori Nortel, la persona che, dagli schermi di ANNOZERO,  ha consegnato ai media il senso della loro battaglia.


Il caso Nortel può costituire un precedente pericoloso in Italia nell’ambito di un procedimento di CREDIT PROTECTION?

Per come si è andata a configurare la vicenda, può rappresentare effettivamente un precedente pericoloso. Qualsiasi multinazionale, grazie ad una legge inglese applicabile in Italia in virtù di un trattato, il Comi, può aprire uno stato di crisi generalizzato. Anche in paesi le cui filiali non abbiano registrano perdite.
Il nostro caso si inscrive in questa cornice. E’ cioè un esempio di Administration avviata su territorio inglese e poi estesa a tutte le filiali dei paesi comunitari.
La conseguenza è che questo consente sia di non giustificare un licenziamento collettivo e sia di non riconoscerci il TFR.
Credo che questo possa aprire una falla per andare ad attaccare tanti altri diritti sanciti dal nostro Statuto dei Lavoratori.


Il giudice del tribunale del lavoro di Milano ha richiesto, il 13 ottobre, di riaprire il confronto. Ernst&Young ha recepito l’istanza al punto tale da ritirare i 38 licenziamenti collettivi.
Cos’ha determinato questa repentina marcia indietro ?

Diversi fattori. Le nostre iniziative e la pressione che siamo riuscire a creare attraverso l’attenzione mediatico/politica. Il ricorso presentato dalle organizzazioni sindacali in base all’ ART 28 dello Statuto dei Lavoratori, per condotta antisindacale.
E poi il giudice che ha fatto comprendere ai rappresentanti di Ernst&Young che stavano ragionando con una mentalità inglese, senza riuscire ad interpretare bene la difficile realtà italiana. In concreto ha lasciato intendere che ci fossero gli estremi per l’accoglimento di questo ricorso. Con il conseguente annullamento della procedura ed il reintegro di tutti quanti i lavoratori. Profilando uno scenario .che sarebbe stato ancora più complicato per l’azienda che quindi immagino abbia ritenuto opportuno ritornare sui propri passi e vedere se c’erano margini di trattativa prima di andare ad un giudizio che sarebbe potuto risultare estremamente sfavorevole. Questa è la nostra impressione.


Ottenuta la revoca dei 38 lavoratori licenziati, gli 80 dipendenti italiani della Nortel cosa chiedono?

Si è aperta una nuova finestra che ci consente di affrontare la questione Nortel nella sua interezza.
Due divisioni sono già state vendute. Per altre due è prevista la stessa sorte agli inizi di novembre.
Tutte queste vendite aprono scenari che riguarderanno le persone in esubero. Vale a dire che ci sono lavoratori che si occupano di amministrazione, piuttosto che di finanzia e controllo, che non saranno con tutta probabilità trasferiti alle aziende acquirenti. Vogliamo interessarcene. E vorremmo discutere del piano industriale di Nortel, che sinora è sempre rimasto in ombra rispetto ad un discorso preponderante di carattere finanziario.


Quando avete avviato le vostre iniziative vi aspettavate una tale cassa di risonanza mediatica? Secondo te, considerando vari aspetti, dalla classe politica alle forze sindacali, senza tralasciare l’aspetto dell’informazione, cos’è che ha sparigliato le carte perchè se ne venisse a parlare e si tornasse indietro?

Per la tipologia di lavoratori che siamo, non ci richiamiamo ad una tradizione di lotta operaia. Abbiamo fatto leva sulle nostre competenze, nel campo della comunicazione come nel marketing strategico. Ma non ci aspettavamo nulla. Di fondo eravamo interessati a forme di lotta che non comportassero denunce per i lavoratori.
Ma eravamo anche coscienti che numericamente, rispetto alle cifre di questa crisi, rappresentiamo un piccolo caso, anche trascurabile.
Fatte queste considerazioni abbiamo deciso di iniziare la nostra protesta. esporre le foto dei nostri bambini, come anche cominciare lo sciopero della fame, a fronte dei licenziamenti in blocco ed alla trasformazione del TFR in un credito differito, erano un modo per mostrare ad Enrst&Young che eravamo persone, con famiglie. E non banche o fornitori.
Tutto ciò che è venuto è stato una catena che si è autoalimentata. Anche se in questa fase non so dirti quanto di quello che abbiamo fatto abbia influenzato.


Il 3 novembre è prevista un’altra udienza presso il Tribunale del Lavoro di Milano.
Cosa ti aspetti che cambi in questi dieci giorni?

La situazione è veramente complicata. Sia per noi che per l’azienda. È probabile che si sia andata ad infilare in una direzione un po’ scomoda. Anche le istituzioni, i ministeri, nelle varie tappe percorse, stanno cercando di ricondurre E&Y entro le pratiche italiane di gestione della crisi.


Fino a poco tempo fa l’ azienda aveva sempre rifiutato questo confronto. Adesso che le è stato palesato il sistema legislativo italiano, speriamo si senta indotta a protendere verso un percorso più condiviso, più soddisfacente per tutti. È chiaro che l’azienda ha le sue difficoltà. Ma le crisi si possono affrontare in modi differenti. Occorre fare uno sforzo da parte di tutti affinché più lavoratori possibile passino nelle aziende acquirenti. Crediamo che si possa fare introducendo un elemento politico, che funga da leva sia per gli acquirenti che, dopotutto, hanno contratti con le pubbliche amministrazioni. E sia per realizzare un discorso di Cassa Integrazione che, rimandando i licenziamenti, sgravi l’azienda dei costi.


Secondo noi c’è una soluzione e sta in questi percorsi da seguire.


In Inghilterra per le aziende è più facile. I nostri colleghi inglesi della Nortel, quando sono stati licenziati, sono stati convocati in una stanza e lì si è comunicato loro che nel giro di 3 ore avrebbero perso il posto di lavoro.
E’ questo lo scenario cui sono abituati pertanto, paradossalmente, è possibile che l’azienda, che ha cominciato il procedimento di Credit Protection all’estero, non conosca la cornice che regola i rapporti di lavoro in Italia.

Stiamo cercando di farglielo capire con i sindacati, la classe politica, i media. Vediamo se ci riusciremo.

                                                                                                       ROMA 23 OTTOBRE 2009

venerdì 9 ottobre 2009

MINZOLINI. Un uomo solo al comando.

MINZOLINI è un leader.
E sa come dirigere la propria squadra.
Nel suo discorso di insediamento al TG1, nel giugno del 2009,
fece una certa impressione
...sento il dovere di INFORMARVI IN MODO OBIETTIVO ED IMPARZIALE, con l'ambizione di ridurre la distanza tra la Realtà Virtuale dei Media a quella della vita reale...
Ma si sa, soltanto MARADONA era in grado di vincere una partita da solo.
Per questo, il direttore MINZOLINI, suderà molte camicie prima di riuscire a trasmettere lo spirito di un' INFORMAZIONE OBIETTIVA ed IMPARZIALE alla propria Redazione...
Che ancora una volta, come ci ricorda in una nota, dà

Dimostrazione che c'è ancora chi , tra quanti chiedono libertà di stampa, è Intollerante verso chi ha un'opinione diversa....

Verrebbe da aggiungere Meno Male....

giovedì 8 ottobre 2009

BERLUSCONI SI INFURIA CON NAPOLITANO. AVEVA FIRMATO. SI ASPETTAVA ANCHE LA SCORZETTA DI LIMONE...


AVEVA FIRMATO.
Cosa c'entra Napolitano con questa legge, domanda Bruno Vespa.
Ed il Cavaliere risponde:
"il Presidente della Repubblica aveva garantito con la sua firma che questa legge sarebbe stata approvata"...
Fate vobis...

Ma cosa aveva firmato il presidente Napolitano?

La Consulta è un manipolo di comunisti, di nipponici naufraghi  rifugiatisi nell'isola della Corte Costituzionale?
O di sovversivi togati antropologicamente dissociati?
11 magistrati sui 15 che compongono il CSM sono veramente di sinistra?
Perchè il presidente Napolitano aveva firmato il lodo ALFANO?
Il capo dello Stato motivò  la sua scelta giudicando di
 ‘un interesse apprezzabile’ la tutela del bene costituito dalla ‘assicurazione del sereno svolgimento delle rilevanti funzioni che ineriscono a quelle cariche’, rilevando che tale interesse ‘può essere tutelato in armonia con i princìpi fondamentali dello Stato di diritto, rispetto al cui migliore assetto la protezione è strumentale’.

Verrebbe da credere che, in tutti gli altri STATI DI DIRITTO, esista una legge equivalente a quella ideata dal ministro ALFANO...

Ma non è così.

Nell'estate del 2008, l'Associazione italiana costituzionalisti aveva promosso un APPELLO, firmato da oltre 100 accademici ed esperti di diritto costituzionale. Tra questi anche tre ex presidenti del CSM.

Tanto per incominciare anticipavano gli esiti della Consulta (art 138) laddove, nell'appello, si rammenta la necessità del ricorso a legge costituzionale in luogo di quella ordinaria.
"E' necessità che qualsiasi forma di prerogativa comportante deroghe al principio di eguale sottoposizione di tutti alla giurisdizione penale debba essere introdotta necessariamente ed esclusivamente con una legge costituzionale".


Ma poi, si leggeva nell'appello soprattutto che
"date le inesatte notizie diffuse al riguardo, i sottoscritti ritengono opportuno ricordare che l'immunità temporanea per reati comuni è prevista solo nelle Costituzioni greca, portoghese, israeliana e francese con riferimento però al solo Presidente della Repubblica, mentre ANALOGA IMMUNITA' NON E' PREVISTA per il Presidente del Consiglio e per i Ministri in alcun ordinamento di democrazia parlamentare analogo al nostro, tanto meno nell'ordinamento spagnolo più volte evocato, ma sempre inesattamente."


Ora, con il dovuto rispetto al Suo ruolo istituzionale ed alla sua non più giovane età, la domanda da porsi sarebbe:

Presidente GiorgioNapolitano, Lei, quando dice di stare dalla PARTE DELLA COSTITUZIONE a quale "STATO di DIRITTO" si riferisce?

Post Sourcing: Per chi si fosse perso le 5 risposte alle altrettante domande di Beppe Grillo al Presidente della Repubblica...

http://www.beppegrillo.it/2009/10/la_commedia_all/index.html

La CONSULTA annulla il LODO ALFANO. Ma Berlusconi non verrà condannato.

Molti ci speravano.
Altri non ci confidavano lontanamente.
La Consulta ha  bocciato secondo gli art 3 ( principio di uguaglianza) e 138 (la legge emanata non ha margini di costituzionalità, essendo di carattere ordinario) il lodo Alfano.
Ma quali saranno gli sviluppi da attendersi?
Si riaprirà il processo MILLS, domani al via alla Corte d'Appello?
Berlusconi verrà processato per la vicenda ALL IBERIAN e  per la presunta corruzione alla Guardia di Finanza?

L'onorevole Ghedini non ha dubbi. Il Cavaliere verrà, a questo punto, processato ed assolto.

Di Pietro incalza. La sentenza della Consulta non muterà la situazione del Premier. Tra un anno e mezzo scatterà la prescrizione.
L'avvocato di Berlusconi è convinto del contrario ed insiste. Verrà assolto.
Ci scommettiamo una cena, domanda l'ex Magistrato.
Certo.
E rinuncerete alla prescrizione?
MAI conclude Ghedini...

domenica 4 ottobre 2009

Scudo fiscale - pensieri e parole di Massimo D'Alema

MASSIMO D'ALEMA all'indomani del voto alla CAMERA sulla legge per lo SCUDO FISCALE, dichiara
" E' un provvedimento che indubbiamente favorisce un enorme favore per chi HA ESPORTATO ILLEGALMENTE CAPITALI all'estero e per chi HA FRODATO IL FISCO".

Ma dov'era l'onorevole D'ALEMA quando si votava, alla Camera, la PREGIUDIZIALE DI INCOSTITUZIONALITA' della norma sullo SCUDO FISCALE?

NON E' DATO SAPERLO.

Senza dubbio il GRANDE TIMONIERE DEMOCRATICO, assieme ad altri 58 esponenenti del PD (tra questi FRANSCESCHINI E BERSANI) NON ERA A MONTECITORIO....

http://www.beppegrillo.it/2009/09/300_miliardi_di.html#comments

MAI PIU' CONDONI...

Come si concilia la MAGGIORE ETICA NELLA FINANZA GLOBALE, da Tremonti e Berlusconi sbandierata al G8 de L'AQUILA con l'introduzione dello SCUDO FISCALE?

Alla domanda del giornalista, TREMONTI risponde visibilmente adirato : "lo chieda al presidente OBAMA" aggiungendo "questo è un TRUCCO che sta adottando"...
evidentemente, per il Ministro, non c'è differenza tra un GIORNALISTA ed un VISAGISTA....

RESPINTA LA RICHIESTA DI SCARCERAZIONE.






MYANMAR.  SAN SUU KYI RIMANE AI DOMICILIARI. NON POTRA’ CANDIDARSI ALLE PROSSIME ELEZIONI PRESIDENZIALI. APPELLO DEL CONSIGLIO PER I DIRITTI DELL’UOMO.



Il Consiglio per i Diritti dell’ Uomo di Ginevra, con una risoluzione votata all’unanimità, chiede la "liberazione immediata e senza condizioni" di SAN SUU KYI e di tutti i prigionieri politici.



Intanto però il Tribunale d’Appello di Rangoon ieri ha respinto la richiesta dei suoi legali e la principale esponente dell’opposizione rimane agli arresti domiciliari.



SAN SUU KYI, leader della Lega Nazionale per la Democrazia e Premio Nobel per la Pace, non potrà quindi presentarsi alle prossime elezioni presidenziali.



La condanna, emessa nell’agosto scorso, rimane esecutiva.

Il reato contestatole resta. Ha ospitato uno straniero presso la propria dimora. Non è concesso. E dovrà scontare 18 mesi di arresti domiciliari.



SAN SUU KYI, ormai 64enne, ha già trascorso 13 anni di prigionia.



La sua vita è divenuta un calvario dal momento in cui, nelle ultime elezioni presidenziali del 1990, avendo vinto, non le venne concesso di ricoprire la carica di Presidente del Consiglio. Un golpe militare annullò il voto e prese il potere.

Seguì un’escalation di violenza perpetrata con attenzione chirurgica ai suoi danni.



Nel 2003 si tentò addirittura di eliminarla fisicamente. Mentre era a bordo di un convoglio, circondata dai propri supporters, un gruppo di militari aprì il fuoco. Molte furono le vittime. La leader della Lega Nazionale per la Democrazia riuscì comunque a salvarsi, ma solo grazie alla prontezza di riflessi del suo autista.



Nella giornata di ieri è circolata la notizia di un colloquio ufficiale tra un ministro della giunta militare, portavoce del governo e la stessa San Suu Kyi. La sensazione è che la richiesta proveniente da Ginevra rimarrà inascoltata

venerdì 2 ottobre 2009

GLI SCANDALI SESSUALI TRATTATI DA PORTA A PORTA 1/ 10/ 09

Verrebbe da ridere...
La mignottocrazia, secondo l'espressione profeticamente coniata da Paolo Guzzanti, è una chimera.
Non soltanto non se ne parla molto.
In effetti NON se ne parla proprio...
NON SE NE DEVE PARLARE.
Povero ODIFREDDI .
Censurato da un Vespa in versione Cicero pro domo sua....
da un imbarazzante, oltre che sempre più in difficoltà mediatica, La Russa che bambinescamente, dopo una sfuriata al matematico, si tura le orecchie.
Odifreddi fa solo in tempo a nominare la Gelmini e la Carfagna che.... guardate cosa succede!

giovedì 1 ottobre 2009

NAPOLITANO. IL SONNO DEI GIUSTI CELEBRA IL FUNERALE DELLA DEMOCRAZIA


"Ho dedicato a questo lavoro gli anni migliori della mia vita, dai 25 ai 40, lavorando non meno di dodici ore al giorno, spesso anche di notte, di domenica, le ferie un lusso...."

LUIGI DE MAGISTRIS con una lettera rivolta al Presidente della Repubblica  "soprattutto nella Sua qualità di Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura" LASCIA L'ORDINE GIUDIZIARIO.
Fornendo un'approfondita analisi delle ragioni che lo hanno indotto in questa scelta.

"Signor Presidente questo sistema malato mi ha di fatto stappato di dosso la toga che avevo indossato con amore profondo".

Quando parla di SISTEMA MALATO l'ex magistrato si riferisce a "le mafie che hanno preso ad istituzionalizzarsi. Hanno deciso di penetrare diffusamente nella cosa pubblica, nell'economia, nella finanza."
Le mafie che dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio, dopo la strategia della tensione e e delle bombe, hanno fatto un salto di qualità.

Ed hanno compreso che "si può raggiungere lo stesso risultato con modalità diverse. Al posto della violenza fisica si utilizza quella morale, la violenza della carta da bollo, l'uso illegale del diritto, le campagnie diffamatorie della propaganda di regime".

Fa riferimento, nella propria vicenda personale, alla lezione impartitagli dai poteri forti, a lui come ai magistrati di Salerno.

Denuncia un'attività di "indebito utilizzo di funzioni istituzionali als olo fine di bloccare indagini che avrebbero potuto ricostruire fatti gravissimi commessi in Calabria da politici, imprenditori, magistrati..."
L'elenco sarebbe lungo, al punto da scomodare i poteri forti, il "circuito mediatico istituzionale ai più alti livelli" che si è inventato una guerra tra bande per screditare gli inquirenti salernitani e oscurare le indagini.

PERCHE' ALLORA NON E' STATO VICINO AI SERVITORI DELLO STATO che si sono imbattuti nel CANCRO della nostra DEMOCRAZIA cioè nelle più terribili COLLUSIONI TRA CRIMINALITA' ORGANIZZATA E POTERI DEVIATI?

Perche sostanzialemente Il Capo dello Stato, che esercita anche la funzione di Presidente del CSM, non ha battuto ciglio in tutta questa vicenda?

De Magistris non arriva, in virtù del suo enorme rispetto delle Istutuzioni, a formulare questo inquietante interrogativo.
Si limita a segnalare, con profondo rispetto :

"Signor Presidente, io credo che Lei in questa vicenda abbia sbagliato".