martedì 14 aprile 2009

In previsione del vertice di Trinidad.


Pochi mesi fa mi sono recato in vacanza a Cuba. Per due settimane ho vissuto a stretto contatto col popolo di Josè Martì, di Fidel e di Compay Segundo. E' stata un'esperienza profonda, oserei dire viscerale.


La compostezza di un popolo fiero delle proprie tradizioni e della propria indipendenza, da una parte. Il desiderio bramoso di aprirsi all'economia di mercato, e la prostituzione morale e fisica di chi persegue questo obiettivo.


Due mondi in un'isola, culla di un sogno filosofico trasferito sul piano della realtà. Due economie in una. Una tragedia sola, immane, incalcolabile, che divide un popolo un tempo unito al grido Venceremos...


Una povertà tangibile a causa di dissapori, rivolte, illegalità.


Ed una speranza , riposta nel nuovo presidente degli USA. Affinchè persegua una politica estera che non si iscriva nel solco di chi lo ha preceduto.


E' di oggi la notizia (Adnkronos) che un gruppo di 12 alti ufficiali statunitensi in pensione, ha firmato un appello a Barack Obama, perchè sostenga e firmi una legge per sollevare l'embargo verso Cuba.


Questa misura restrittiva della libertà di scambio e di circolazione, iniziata nel 1961, contro la quale l'ONU in ben 14 circostanze si è dichiarata contraria, era stata persino inasprita dal due volte presidente George W. Bush.



Sotto la spinta di un sondaggio della CNN, secondo il quale il 71% degli americani ritiene che si debbano ristabilire le relazioni diplomatiche con Cuba.


Grazie all'appello dei militari in pensione cui si è fatto cenno. Ed in vista del Vertice delle Americhe che si terrà questa settimana a Trinidad, forse si apre la possibilità di una stagione nuova per Cuba... almeno sul piano delle relazioni internazionali.

1 commento:

  1. Sarebbe bello vedere lì una forma di socialismo liberale. Fantapolitica?

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